Ritratti
Immersi nelle magiche atmosfere di lontane tradizioni artistiche e animate da un ricco campionario naturalistico dalle forme e dai colori brillanti, i “ritratti” di Giampaolo Dellarosa sono avvolti da un silenzio eloquente e intenso; è “Il Teatro dell’evocazione” (citazione da Giulio Paolini che appare riportata in evidenza in un foglietto dipinto nel ritratto del mercante d’arte, Gianenzo Sperone) che, attraverso un raffinato gioco di citazioni allusive, evoca la grande tradizione della ritrattistica quattrocentesca, fiamminga e toscana e la associa alle curiosità ed alle esperienze di un Physiologus affascinato dalle fantastiche creazioni della natura.
Nella ricerca di oggettività, l’artista si attiene a una collaudata impostazione dell’immagine dove le persone sono rappresentate a mezza figura, en face e a tre quarti, contornate da attributi e accessori caratterizzanti. Lo sguardo esplora la libreria sullo sfondo dello studiolo eremitico e gl’intriganti corpi geometrici tridimensionali in mostra su una mensola alle spalle dell’Ingegnere, o divaga attraverso una finestra su paesaggi tanto immaginari che reali.
Le persone rappresentate sospendono per un istante le loro faccende e rivolgono lo sguardo verso l’intruso pittore/osservatore. Il padre, come pure fanno i suoi figli, si interrompe nell´atto di disegnare, Vivita nello studio di uno spartito; Il mercante d’arte distoglie l’attenzione dalla carta geografica dispiegata di fronte a lui, mentre l’Ingegnere interrompe i suoi calcoli quando il pittore gli porge la dedica del suo ritratto.
Gli attributi e gli accessori di ascendenza holbeiniana che popolano i ritratti, nascono dall’entusiasmo per la creatività della natura e dell’uomo; fra di essi l’artista pare amare in particolar modo l’oggetto cartaceo, motivo che accompagna fedelmente i suoi personaggi – il taccuino di disegni, il foglio di carta per appunti e schizzi, il libro stampato – forse a ricordare la sua professione di architetto. Una giocosa curiosità del particolare guida penna e pennello, tuttavia, al limpido realismo degli oggetti si associano quasi sempre arcane simbologie – sia attinte dalla tradizione che dal privato – a suffragare la descrizione somatica del soggetto: la farfalla che evoca l’idea dell’anima, il libro aperto della vita, gli uccelli migratori, l’acqua limpida nel vaso di vetro: tutti questi dettagli parlano del soggetto rappresentato, lo raccontano nella sua specificità e consentono una lettura stratificata dell’immagine come in un antico poema.
Verena Gebhard (Storica dell’arte presso il Kunsthistorisches Institut di Firenze)